lunedì 3 maggio 2010

Nella nuova Odissea di Atene siamo tutti sulla stessa barca


A dicembre 2009 il debito ellenico era dieci volte meno, ma il tira e molla lo ha fatto arrivare oggi a 110 miliardi di euro che ripianeranno i Paesi Europei insieme al Fondo Monetario Internazionale e Bce.
Il bombardamento mediatico sulla crisi della Grecia ci fa capire quanto i paesi europei siano obbligati l'un con l'altro per miliardi di euro, è evidente che oltre ad un Europa dai vincoli finanziari, che tiene al rigore dei conti serve una Europa che decide all'unisono le scelte industriali, economiche e finanziarie.La Grecia rappresenta un monito per tutti gli altri paesi a rischio tra cui il nostro, negli ultimi anni il debito ellenico si è aggravato da una politica sbagliata: pubblico impiego ingessato con tresicesime e quattordicesime incredibili, divieto di licenziamento, pensionamento a 50 anni e un elenco di previlegiate per vari settori tra cui trombettisti e cantanti, indebitamento senza freno e mancata liberalizzazione dei servizi pubblici a carico della collettività. Di fronte alle suddette responsabilità viene da sorridere al pensiero che i sindacati ellenici oggi scendano in piazza a manifestare contro il pacchetto di tagli alla spesa e al fisco accettato dal Governo greco per ottenere il prestito, ma dov'erano i sindacati e gli scioperanti mentre la loro Grecia stava cadendo nel baratro? Credo che la vicenda della Grecia faccia riflettere sul fatto che siamo davvero sulla stessa barca, dopo la Grecia in fila per il fallimento ci sono la Spagna, il Portogallo, l'Irlanda e l'Italia, che si fa? Forse occorre che l'Europa abbia una politica unica e una rappresentanza internazionale unica, insomma una leadership vera che possa evitare i distinguo e le scelte sbagliate, non bastano più i richiami o le lettere degl'Euroburocrati, ma serve una vera Unione Politica in grado non solo di vigilare ma anche di volare alto come la pensavano De Gasperi, Adenauer e Mitterand per fare scelte univoche e coraggiose dettate non soltanto da vincoli creditizi.
La crisi è globale ma l'uscita è una, serve una vera comunione di intenti, pertanto serve una guida politica unica.

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